L’arte del bianco e nero ha trovato in Toscana larga diffusione fin dall’inizio del ‘900 anche in relazione al fiorire a Firenze di quella che fu la stagione delle riviste. Sulle pagine del “Leonardo”, di “Lacerba”, “Solaria” e “Frontespizio” il disegno e l’incisione trovarono infatti largo impiego, concepiti sia in diretta relazione al testo, sia in modo autonomo. Il settore dell’illustrazione rispecchia d’altro canto un mutamento che nel corso del XX secolo vide il disegno costituirsi come genere a se stante.
Pur mantenendo infatti una funzione progettuale, ovvero preparatoria all’opera compiuta, esso divenne il luogo deputato per la ricerca, rivolto non tanto a definire l’immagine, quanto a sondare nuove vie di espressione con esiti quanto mai vari e inaspettati. Un cambiamento che investì a maggior ragione l’incisione la quale, potendo contare su una maggiore specificità tecnica e su un risultato di totale compiutezza, si pose nel corso nel ‘900 quale linguaggio del tutto alternativo alla pittura.
Di questo intensa evoluzione le istituzioni museali toscane danno ampia testimonianza a partire dal capoluogo. Per quanto solitamente non accessibili al pubblico, non possiamo non ricordare la presenza a Firenze di importanti collezioni di grafica novecentesca presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (al quale è demandata anche la custodia delle relative raccolte della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti), presso l’Accademia di Belle Arti o il Maggio Musicale Fiorentino, specificamente per il settore del teatro.
È tuttavia soprattutto la provincia di Pisa ad aver sviluppato a partire dalla seconda metà del secolo una precisa vocazione verso il settore del bianco e nero tale da configurarsi in un vero e proprio itinerario tematico. Una vocazione incentivata da un lato dalla presenza del Gabinetto Disegno e Stampe dell’Università di Pisa, prima raccolta italiana dedicata alla grafica del ‘900 istituita da Carlo Ludovico Ragghianti nel 1957 e oggi confluita nel Museo della Grafica di Palazzo di Lanfranchi; dall’altro dal successo ottenuto nel dopoguerra dall’artista incisore Giuseppe Viviani, cittadino benemerito pisano, un nucleo consistente delle cui opere è oggi conservato, non esposto, presso Palazzo Blu.
Nello stesso contesto di riferimento si inserisce anche la più recente raccolta di incisioni e litografie donata da Vito Merlini al Comune di Peccioli, soprattutto incontrata sul secondo dopoguerra, quando il cimentarsi più o meno assiduo con queste tecniche rappresentava per gli artisti una sfida di grande fascino. All’interno di questo itinerario che fa tappa anche presso la collezione Carlo Pepi di Crespina, il Museo Giorgio Kienerk di Fauglia e presso l’Archivio Piaggio di Pontedera (in questo caso per il disegno industriale), può essere anche incluso, per quanto in provincia di Lucca, il Museo della Satira e della Caricatura di Forte dei Marmi, che costituisce un luogo di riferimento a livello nazionale per lo studio dell’illustrazione di settore.