Alabastro, cristallo, ghisa, marmo, vetro: queste le produzioni che in Toscana vantano una così alta tradizione, anche dal punto di vista artistico, da essere celebrate in musei specificamente dedicati. La loro storia, che nel caso del marmo apuano e dell’alabastro di Volterra risale ad epoca etrusca, ha segnato d’altro canto l’evoluzione di interi territori, tra periodi di decadenza e di straordinaria fortuna.
Tra tutte, quella che ha raggiunto maggiore estensione è certamente la lavorazione del marmo, concentrata nella zona di Carrara, che giunse a perfezione nel Rinascimento, dando vita – soprattutto a partire dall’Ottocento – a una vasta rete di laboratori di scultura in cui il mestiere si è tramandato tra le generazioni con competenze che, estese anche alla fusione in bronzo, sono oggi riconosciute a livello internazionale.
Un’eccellenza intorno alla quale ruotano anche la maggior parte delle istituzioni museali presenti a Carrara: il Museo Civico del Marmo, deputato per statuto a raccogliere e conservare tutto ciò che è inerente alla “cultura del marmo”; il Centro Arti Plastiche che conserva la collezione d’arte contemporanea della città, composta dalle opere acquisite in occasione della Biennale di Scultura, importante manifestazione nata negli anni ’50; infine l’Accademia di Belle Arti, istituita nel ‘700, la cui raccolta presenta ampie aperture sulla statuaria della prima metà del XX secolo. Ad offrire invece l’opportunità di una conoscenza diretta dei luoghi e delle tecniche di lavorazione del marmo sono il percorso attraverso i bacini marmiferi di estrazione e la visita ai Laboratori Artistici Nicoli, specializzati fin dall’800 nella realizzazione di opere monumentali.
Di questo comprensorio del marmo fa parte anche Pietrasanta che, soprattutto nella stagione estiva, pullula di gallerie e manifestazioni d’arte sotto l’egida silenziosa delle sculture sparse per il centro storico dei suoi cittadini d’elezione, Ferdinando Botero e Igor Mitoraj. A dare la misura di quali e quanti siano stati gli artisti che nel corso del ‘900 sono giunti a Pietrasanta per lavorare alle proprie opere è sufficiente d’altra parte una visita al Museo dei bozzetti “Pier Luigi Gherardi” nel quale sono appunto conservati circa 600 bozzetti di sculture che furono lì tradotte in marmo o in bronzo.
A differenza del territorio apuo-versiliese, dove la lavorazione del marmo è estesa su una vasta area geografica, le altre produzioni tipiche della Toscana sono solitamente localizzate in zone più circoscritte: come nel caso dell’alabastro di Volterra, celebrato dall’omonimo Ecomuseo che ne ripercorre la storia dalle origini fino al XX secolo; o come nel caso del cristallo di Colle Val d’Elsa e del vetro d’Empoli, ai quali sono dedicati i relativi musei, che espongono una selezione di qualità dei manufatti d’uso e artistici, oltre ad una ricostruzione delle tecniche di lavorazione.
In questo itinerario diffuso si inserisce infine la presenza a Follonica del MAGMA Museo delle Arti in Ghisa nella Maremma dedicato alla storia dello stabilimento siderurgico dell’Ilva che fu attivo fino agli anni ‘70 all’interno dell’area in cui si trova oggi il museo, e alla quale si accede attraverso un monumentale cancello in ghisa.